Il sole di questa estate, che avevamo intuito sarebbe stato molto caldo, ha iniziato a riscaldare alcune delle tematiche sulle quali da tempo cerchiamo di richiamare l’attenzione.
Abbiamo raccolto in questo post gli articoli di questi giorni apparsi su alcuni importanti quotidiani nazionali che riportavano la profonda crisi di personale a carico degli ospedali e in particolare dei pronto soccorso.
Purtroppo la fotografia che ne emerge é ingloriosa: una vera emergenza all’interno della rete preposta rispondere alle emergenze. Turni scoperti, risorse mancanti, burn out, carico di lavoro eccessivo e peggiore qualità delle cure offerte.
Abbiamo già espresso perplessità circa le soluzioni individuate finora: può essere la pezza peggiore del buco? Vale la pena accorciare il proprio periodo di formazione, aumentare il carico di responsabilità e di lavoro sulle spalle di giovani colleghi al prezzo di incerte promesse di assunzione e di un trattamento economico sostanzialmente identico? Quando finirà questo vizio di buttare il problema addosso alle nuove generazioni senza prendere dei provvedimenti radicali?
E mentre si propongono molti tipi di investimento su come arginare la situazione, non esiste ancora una programmazione seria del numero di borse di specialità che sia proporzionale al fabbisogno reale di specialisti.
Per cui quando vi aggirerete per corridoi deserti o vi ritroverete in attesa in sale d’aspetto affollate a pensare “ma il medico dov’è? che fa?” sappiate che non è stata una mela al giorno a togliere il medico di torno o la carenza di vocazioni, ma i tagli, l’incapacità e la miopia di una classe politica che non ha saputo o voluto ascoltare il grido d’aiuto di un malato che non è riuscito a curare se stesso: il Pronto Soccorso.
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