Lettera aperta di CoSMEU al Sottosegretario alla Salute Prof Bartolazzi riguardo alla carenza dei medici in Pronto Soccorso

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Egregio Sottosegretario alla Salute Prof. Armando Bartolazzi,

Le scrivo in qualità di Presidente del Coordinamento degli Specializzandi in Medicina d’Emergenza-Urgenza d’Italia (CoSMEU) riguardo al Suo intervento del 1 agosto durante la trasmissione radiofonica “Ma cos’è questa estate” di Radio24.

Ho sinceramente apprezzato i Suoi commenti e sono davvero lieto di saperLa instancabilmente al lavoro nel cercare di risolvere l’annoso problema della carenza di personale nei Dipartimenti d’Emergenza-Urgenza in Italia. Lei dice che la porta del Ministero per noi è aperta e così oggi mi permetto di venire a bussare.

La Scuola di Specializzazione in Medicina d’Emergenza-Urgenza è una realtà giovane, istituita nel 2006 ed attiva sul suolo nazionale da appena 10 anni, che prepara dei medici specialisti in grado di gestire le prime ore di qualunque situazione medica potenzialmente fatale per il paziente. Siamo giovani medici appassionati nella nostra materia e motivati a fare il meglio. Non potrebbe essere altrimenti visto che scegliamo consciamente di partecipare ad una selezione d’ingresso altamente selettiva che ci porterà ad una vita lavorativa asperrima, fatta di stress quotidiano, di responsabilità enormi, di notti e festivi, di impossibilità ad operare nel privato.

Ci permettiamo dunque di dare il nostro contributo a suggerire alcune soluzioni che potrebbero significativamente migliorare la situazione quotidiana dei Pronto Soccorso (PS), confidando che Lei possa ritenerle meritevoli di essere discusse ai tavoli esecutivi. Non essendo io un oratore ma un medico, e per di più urgentista, sarò estremamente concreto e stringato nelle proposte, che elenco di seguito:

-E’ necessario aumentare il numero delle borse di specializzazione in medicina d’emergenza-urgenza; attualmente lavorano in PS specialisti che non hanno ricevuto un percorso formativo apposito per le urgenze. Sono professionisti eccellenti, che hanno imparato il mestiere sul campo negli anni, da cui impariamo tutti i giorni, ma il Governo deve essere lungimirante e prevedere un aumento dei posti specifici per la medicina d’emergenza-urgenza. Il trend è positivo passando dalle 101 alle attuali 162 borse ministeriali e dalle 29 alle 94 borse regionali e di altri enti negli ultimi quattro anni. L’obiettivo minimo tuttavia non è ancora stato raggiunto, visto che il Ministero ha calcolato il fabbisogno annuo del 2017 nelle 304 unità. Alla luce di quanto abbiamo visto sui giornali in questi giorni forse il fabbisogno in Italia ad oggi va ben oltre i 304 specialisti annui.

-Leggiamo sempre più spesso di Regioni che creano corsi ad hoc per formare in 350 ore personale neolaureato da far lavorare in PS (Umbria ed Emilia Romagna). Questa soluzione, oltre ad essere temporanea, è anche rischiosa. Le competenze per lavorare nella shock room non si acquisiscono certo in un lasso di tempo così breve, la salute del Cittadino che accede in PS con un’emergenza sarebbe dunque messa in grave pericolo. Bisogna quindi cercare di ottimizzare le risorse mettendo personale con competenze diverse in posizioni diverse. Sarebbe stato inutile e dannoso, mi si passi la metafora calcistica, mettere nella nostra squadra nazionale in attacco Buffon e in porta Totti. In pronto soccorso bisognerebbe fare lo stesso: i pochi specialisti presenti in Italia andrebbero impiegati soprattutto nella gestione dei codici maggiori, mentre i medici non specialisti andrebbero impiegati solamente su codici minori (codici bianchi e azzurri). In questo ambito un corso di 350 ore sarebbe consono a formare adeguatamente il personale, magari supervisionato anche dai Colleghi dei codici rossi, gialli e verdi. Questo consentirebbe facilmente di provvedere in tempi rapidi al 15-20% degli accessi (la proporzione dei codici bianchi stimati).

-Gli specializzandi in medicina d’emergenza-urgenza affrontano un percorso formativo di cinque anni. Giunti agli ultimi anni di specializzazione sono autonomi sui codici minori. Si potrebbe offrire loro un contratto SSN a tempo determinato per fare turni extra. E’ bene specificare che lo specializzando è un medico in formazione e non una forza lavoro a basso prezzo da impiegare ove vi sia carenza. Noi dobbiamo formarci per gestire le emergenze maggiori. Ciò nonostante molti Colleghi, col beneplacito delle Università, potrebbero essere interessati a lavorare al di fuori del proprio orario di specializzando ai codici minori. Tale soluzione è già stata adottata in alcune sedi, in Italia ed all’estero.

-Bisogna aumentare le assunzioni di personale sanitario rendendo contrattualmente appetibile la posizione del medico nel dipartimento di emergenza-urgenza, incentivando l’assunzione a tempo indeterminato e aumentando gli stipendi. Francamente non riusciamo a spiegarci come sia possibile che l’attività di operatore sanitario nell’ambito dell’emergenza-urgenza (sia questo medico o infermiere) non sia annoverata tra i lavori usuranti, e non siano pertanto riconosciuti i conseguenti diritti. L’entità dello stress quotidiano è sotto gli occhi di tutti, una petizione a riguardo ha già raccolto più di 5000 firme, forse andrebbero rivisti i parametri di definizione.

-nella trasmissione radiofonica di cui prima si cita ad un certo punto, come riferimento d’eccellenza nell’immaginario collettivo, il pronto soccorso della fiction statunitense ER. Si dà il caso che da quest’anno abbiamo attivato una convenzione con l’American College of Emergency Physician (ACEP) che ci permette di andare per un mese nei Dipartimenti di Emergenza di Chicago. Questo ci ha permesso di valutare le differenze tra il sistema italiano e quello statunitense. Ho potuto constatare direttamente che le differenze sostanziali non risiedono, come pensavo, nella clinica, bensì nell’organizzazione. Cito solamente due delle misure secondo me più efficaci.

La prima è la disponibilità di posti letto per il ricovero, che a Chicago è costante; troppo spesso in Italia si è assistito in sanità ad una politica di tagli dei posti letto. Questa scelta ha portato negli anni ad una minor efficacia della naturale valvola di sfogo dei flussi di PS, congestionando le nostre strutture come una diga fa coi corsi d’acqua. In questo senso spero che Lei sia un degno rappresentante del Governo del cambiamento.

La seconda risiede nelle figure professionali non sanitarie che operano in PS. Mi riferisco ad esempio agli agenti delle forze dell’ordine, che prevengono aggressioni al personale sanitario che purtroppo sono all’ordine del giorno. L’altro esempio è il personale amministrativo, presente h24, che gestisce i problemi tecnici, gli aspetti burocratici, le comunicazioni coi consulenti/parenti/strutture di ricovero. Tutti questi atti non medici occupano una parte non trascurabile del turno di pronto soccorso e l’assunzione di personale ad hoc potrebbe dimostrarsi time-saving e incrementare l’efficienza degli operatori sanitari.

-Duole ricordare che i codici 5, ex codici bianchi, che costituiscono il 15-20% della domanda lavorativa dei PS, sono ACCESSI IMPROPRI. La causa non può certo essere ricercata nel Cittadino, che presenta un bisogno di salute percepito come non trascurabile, bensì nel territorio, che troppo spesso viene meno alla sua funzione di filtro. I dipartimenti ospedalieri hanno degli indici di performance in base ai quali vengono giudicati e spesati. Sarebbe naturale adottare lo stesso sistema anche per la medicina generale e la continuità assistenziale. Sul territorio operano grandi professionisti che lavorano alacremente e si assumono le proprie responsabilità ed altri che, quando reperibili, preferiscono delegare ai Dipartimenti d’Emergenza il bisogno di salute del proprio assistito. Sarebbe essenziale incentivare e premiare i primi e ravvisare e scoraggiare i secondi, in modo da aumentare la capacità di filtro che la medicina extra-ospedaliera dovrebbe avere.

-Infine un intervento fondamentale sarebbe quello di sensibilizzare i Cittadini a recarsi in PS solo e soltanto per i bisogni di salute urgenti-emergenti. Una campagna informativa è quanto mai necessaria affinchè l’utenza usi i servizi appropriati con giudizio, rendendo così molto più efficace ed efficiente il lavoro nei dipartimenti d’emergenza.

Mi scuso per la pochezza delle mie argomentazioni, ogni paragrafo meriterebbe una discussione ben più approfondita. La mia forma mentis mi impone però di essere pragmatico e di ragionare per priorità, ed è quello che mi sono prefissato di fare in queste pagine. Sarò felice di motivare ed esaminare ogni proposta qualora Lei lo ritenga utile, spero che questo sia l’inizio di un rapporto costruttivo e virtuoso.

Sicuro che queste mie righe non cadranno nel vuoto Le auguro sinceramente un ottimo lavoro,

 

Dott Valerio Teodoro Stefanone                                                                                                                       ed il Direttivo CoSMEU

 

2 pensieri su “Lettera aperta di CoSMEU al Sottosegretario alla Salute Prof Bartolazzi riguardo alla carenza dei medici in Pronto Soccorso

  1. Certo dopo 36 ore che prevede il contratto di specializzazione, ti metti a vedere i codici minori in PS. Ma con quale titolo? Ma con quale energia? Bah! Leggo cose assurde

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